Nicolás Maduro è al centro di un confronto in rapida escalation, mentre l’entourage di
Donald Trump spinge per un piano in tre fasi fatto di azioni coperte, attacchi aerei e navali e sequestri di beni, con l’obiettivo di indebolire il suo potere e garantirsi l’accesso al petrolio e alle terre rare del
Venezuela. Gli Stati Uniti hanno intensificato l’attività militare attorno al paese, con attacchi contro presunte imbarcazioni dedite al narcotraffico, sorvoli vicino a La Orchila, il cambio di comando al
SOUTHCOM da
Alvin Holsey a
Evan L. Pettus e il controverso sequestro della petroliera Skipper, che ha provocato un acceso sostegno a Maduro in un vertice dell’ALBA e dure condanne da parte degli alleati regionali che parlano di minacce senza precedenti per l’America Latina e i Caraibi. Con la Colombia che si mobilita dopo un attacco dell’
ELN, Cuba, Iran e Nicaragua che denunciano le mosse di Washington, l’
UE che proroga le sanzioni, i benchmark petroliferi
Brent e
WTI in tensione e Maduro che promette che “il progetto colonizzatore non passerà”, lo stallo appare lontano da una de‑escalation e rischia di destabilizzare forniture energetiche e reti elettriche già fragili in tutta la regione.